Auiso piaceuole Dato alla Bella Italia, DA VN NOBILE GIOVANE Francese, sopra la mentita data dal Serenissimo Re di Nauarra a Papa Sisto V.
MONACO Appresso Giouanni Swartz. 1586.
[...] che vi ricordiate, che ēgli è Francese, che sono di natura colerica, ma dolce, perche tosto tosto passa lor via. Pero non restate per questo d'accettare allegramente questa mia picciol fatica, pigliando il buono, che ci trouerete in abbondanza, lasciando il reo, se pur ce n'è, & senza scordarui di me, che desidero di compiacerui, state sani.
RISPOSTA FATTA ALLA scommunica di Sisto V. contra il Serenissimo Re di Nauarra, & contra l'Eccellen. del Prencipe di Condè. Attaccata in Roma l'vltimo d Ottobre 1585.
ARrigo (per la gratia di Dio) Re di Nauarra, Prencipe di Bearn, primo Pari, & Prencipe di Francia s'oppone alla dichiaratione di Sisto V. che si noma Papa di Roma, mantenendo quella esser piena di falsita, & come di cosa male vsata se n'appella alla corte de Pari di Francia, de quali egli ha l'honore d'esserne il primo: Et quanto tocca al peccato d'Heresia, che falsamente gli viene nella predetta dichiaratione apposto, dice, & sostiene, che Messer lo Papa (sotto riuerenza di sua Santita) mente falsamente & reamente per la gola, & che egli è Heretico, il che il Re s'offerisce di prouare in vn Concilio libero, & leggittimamente ragunato, al quale se non comparisce, & se non vi si sottomette, come per gli suoi propri Decreti, & Canoni è vbligato, lo terra per vero Antichristo, & cōtra vn tale hauera perpetua guerra. In tanto protesta esser la predetta scommunica di niun valore, & (per mantenimento del suo honore) volerse contra esso Papa, & contra i suoi successori risentire della 'ngiuria & dishonore, che non pure a lui solo, ma etiandio [Page]andio a tutta la real casa di Francia vien percio fatta, come la necessità, & fatto presente richiede. Et, se per l'adie tro i Re, e i Prencipi suoi antecessori hanno saputo gastigare la temerita, & l'orgoglio di tali braui, quale è cotesto Papa, quando trapassato il termine del loro vfficio, han bruttamente mancato del debito loro, spera il predetto Re (che non è punto inferiore a quelli) che Iddio gli concedera tanta gratia di potersi vendicare contra lui, & contra i suoi successori della 'ngiuria fatta al suo Re, alla casa sua reale, al sangue suo, & a tutti i Parlamēti di questo regno, domādando per questo effetto il soccorso, & l'aiuto d'ogni Republica veramente christiana, come a coloro, a i quali pur tocca questo affare, & a i confederati, & a gli amici del suo Re, & della corona di Francia, contra la tirannia, & contra l'vsurpatione del Papa, & di que della Lega, congiurati contra lo stato del Prencipe loro, nemici di Dio, della Francia, & del general riposo di tutta la Christianita. Questo medesimo protesta Arrigo di Borbone Prencipe di Condé.
Auiso, che vn Gentilhuomo Francese da alla bella Italia sopra la Mentita data dal Serenissimo Re di Nauarra a Papa Sisto V. nel qual si pruoua, come è ben data.
NOn ha (o bella Italia mia) vergogna il Papa, scoperto, come hoggi egli è, & dal mondo conosciuto per quello, ch'egli è, cioè Huomo del peccato, Figliuolo della perditione, & abbomineuole Antichristo, dipintoci in maniera dall'Apostolo, che egli non si puo piu celare? Non ha egli vergogna (dico) scornato, come egli è di mostrare anchora le corna per ispauentare i putti, o i piu di loro sciocchi huomini, anzi insensati animali, che pure tutti hoggimai se ne douerebbon far beffe, & come cosa vana mostrarlo a dito, & ischifarlo piu di qual si voglia mortifera peste, come farebbero s'hauessero gli occhi per vedere, o punto di sentimento, per comprendere?
Farebbe meglio, cotesta Putta vecchia, gia stimata cotanto bella & santa vergine da suoi ciechi, & forsennati inamorati; di cui, non altrimenti che d'vna nuoua Alcina sono, hoggimai le brutezze, le sporchezze, & le abominationi palese ad ognuno, farebbe meglio, dico, a starsi cheta, senza correre dietro [...] [Page]do viuere, amano meglio di perire, & potendo vedere, amano meglio di rimanersi ciechi, tanto potere ha sopra di loro le delitie di questo cieco, & maluagio mondo. Va dunque o sciocca, & pazza Meretrice in quelle parti, oue anchora cotesti tuoi fulmini sono in alcuna parte temuti. Va madre del le fornicationi, con le quali tanto tempo guastasti la misera Christianita, ad offerirle, & a venderle acque, che anchora non hanno gustata la santita di Christo, & colà tenta di farle stimare, oue non sei conosciuta. Colà vsa ogni tuo imaginato miracolo, & ogni tua rea malia. Onde assai meglio per te sarebbe a cercare di conseruarti quel poco, che ti resta nelle predette due prouincie, senza col tuo veneno cercare di turbare il quieto riposo dell'infelice Francia, la quale ami piu tosto di vedere distrutta, poi che a tuo piacere non ne puoi di lei disporre, come gia faceste. Hinc lacrimae. Ma il turbarla cō le guerre intestine, & ciuili (come hoggi tu fai) non è, non è gia il mezzo di racquistartela, si come fu gia, quando il Mondo pieno di tenebre d'ignoranza, & vbriaco del vin delle tue non ben conosciute maluagita, ti permetteua cio che piu ti piaceua, & tornaua bene a te sola, ma hoggi egli è d'vn' [Page 4]altra maniera, onde non ti dee parere strano, se i tuoi rei pensieri non ti possono riuscire, come ti sei imaginata, & come ti riuscirono nel tempo de gli Ottoni, de gli Henrici, de Ludouici, & de Federici (pur saui & magnanimi Imperadori) contra li qua li ti fu concesso d'alzar le corna, & di combattere felicemente, come contra i santi, & vnti dal Signore, anzi di vincergli. Questo ti fu conceduto da chi giustamente l'haueua cosi ordinato, ma non sai tu Misera, che ad ogni cosa è prescritto il suo tempo? Hoggi è dunque venuto il tempo, che tu combattendo a spada tratta, (aiutata dalla tua Lega Santa, particolare, & vniuersale) cōtra l'Agnello Christo, cioè contra coloro, che fanno aperta professione d'hauerti, come maluagia Meretrice abbandonata. è venuto il tempo (dico) che laida, & puzzolente Vecchia, resti vinta, scornata, & distrutta, & che il Re de Re, & Signore de Signori Christo benedetto rimanga di te vincitore.
Egli è venuto il tempo (o Babilonia grande) che Iddio s'è di te ricordato, per darti a bere il calice del vino dell'ira sua. I peccati tuoi sono infino al ciel peruenuti, ne piu oltre puo passare la tua superbia, & impieta, la quale, per mezzo del tuo seruo Concilio [...] [Page]mio, accioche non riceuiate delle sue piaghe. Sara anchor questo anno (se a Dio piacera) il cominciamento dell'vscita sua, & compiuta liberatione d'vna cosi lunga seruitu tua piu di qual si voglia Babilonica crudele, nella quale (tu furiosa, & insensata) con le tue leghe, con le tue scommuniche, & con le tue guerre tenti piu che mai di riduruegli.
Et tu, o Papa, a guisa d'abbandonata, & sfacciata Puttana, chiami Heretico colui, che (come sauio, & aueduto) ascolta la voce del suo ver Pastore Christo; & hauēdoti egli scoperto per mercenario, per ladro, & per lupo, ti lascia, ti spreggia, & ti fugge (nō senza rischio della sua vita) per abbracciare, per seguire, & per vbidire piu tosto Dio, che gli huomini. Non è, non è miga da Christo rigetta to chi crede in lui, auegna che quel sia scacciato dal la Sinagoga de Scribi, & Pharisei, non punto dissimile della tua, la qual di nuouo crocifigge Christo ne membri suoi; & sotto pretesto di religione, sparge per tutto il sangue innocente, empiendo la misera, & diuisa Christianita non d'altro, che di sangue Christiano.
Niuno (di sano giuditio) stimera Heretico chi crede al Vangelo, & non niega alcuno articolo della [Page 6]fede, non aggiugnendoui, ne scemandoui vn sol punto, & abbraccia con tutto il cuore Christo vero huomo & Dio, per suo vnico redentore, & saluatore; & in somma crede tutti gli articoli del Simbolo Apostolico, tra quali si fa mention di questo, cioè d'vna sua Santa Chiesa Catholica, & Apostolica senza altra giunta, non hauendo imparato dalla parola di Dio, ne dalla dottrina Euangelica, ne degli Apostoli, alla quale sola crede, & s'attiene, d'aggiugnerui questa parola (o piu tosto bestemmia) di Romana, con la quale (o Papa) tu ti fai d'vna Particolare, vna Vniuersale, & d'vn Membro del corpo il Capo, con grandissima ingiuria di tutto il corpo & del capo insieme, il quale è vnico, cioè solo Giesu Christo nostro Signore. L'Apostolo apertamente dice, Che non puo essere altro Vangelo di quello, che noi habbiamo riceuuto; anzi vuole che si tenga per Anathema qualunque si sia, se ben fosse il medesimo Paolo contrario a se medesimo, anzi vn'Angelo del cielo, che ci annuntiasse altro di quello. Et che fai tu altro, o Apostata, non Apostolo, Romano, aggiugnendo questo articolo di fede a gli altri (come hanno sempre fatto i tuoi compagni, & vguali) che [...] [Page]Babilonia, & dicessero la sedia sua, essere la Sedia della gran Meretrice, anzi della seconda Bestia, & d'Antichristo. Son mille & quattro cento anni che Ireneo (l'vn de detti Dottori) cio preuide, il quale dice appunto cosi. L'Antichristo quantunque sia seruo, vorra nondimeno essere adorato come Dio. Le quali parole se bene le considererai (Italia mia) trouerai ottimamente dipingerci il ver ritratto del Papa, il quale si noma (non senza alto misterio dell'eterno Iddio) seruo de serui. Deh considera bene queste parole, & poi riuolge gli occhi a i fatti di cotesto scelerato, a cui i Re, & i sommi Imperadori son costretti di basciare (a grande onta loro) il puzzolente piede, & cio facendo, gli rendono (come essi dicono) la douuta vbidienza, come a Dio in terra. Tertulliano antichiss.theol.nel libro contra Giudei, & cōtra Marcione chiama Babilonia, fi gura della citta di Roma superba (come ella fu) & altiera Monarchia, anzi persecutrice & vincetrice de Santi. San Girolamo interpetra quel luogo di S. Giouanni, oue egli parla di Babilonia, dicendo che doueua esser Roma, & scriuendo ad Algasia dice cosi. Lo 'mperio Romano, che hora tien sotto dise tutte le genti, sara tolto via, & allhora verra l'Antichristo, [Page 8]fonte d'ogni iniquita. Cosi ha egli molto bene inteso quel luogo dell'Apostolo a Tessalonicensi, che è il medesimo di San Giouanni nell'Apocalisse. cioè, Che essendo tolto via quel mostro di sette teste, & dieci corna, cioè il potente Imperio Romano, si leuerebbe su di terra vna Bestia di due corna, che vuol dire, vn'altro Prencipe sourano, il quale s'attribuirebbe vn'altro prencipato, & regno spirituale, & temporale, cioè, vn'ampia, & piena Podesta sopra le cose spirituali & temporali. Per le dette cose og [...]un vede chiaramente, che cio s'intende per lo Pontefice Romano, figurato per quel picciol corno, veduto da Danielle, nato fra le dieci, il quale (come egli dice) crebbe mirabilmente, & parlando cose magnifiche, & superbe contra Dio, fece la guerra a i Santi. Ne significano altro le due chiaui, se quali il Papa s'attribuisce, che quella doppia Podesta di Re, & di sommo Pontefice, o Sacerdote, nelle cose spirituali, & temporali. Se il chiamare Antichristo colui, che si fa vescouo vniuersale, & si constituisce capo della Chiesa, fosse Dottrina nuoua, & heretica, sarebbe parimenti stato heretico Grigoro magno primo di quel nome, vescouo di Roma, che disse il medesimo son poco [...] [Page] audendo, fallendo, & bella ex bellis serendo, magni facti oues trucidant, occidunt: pacem, cocordiam terris depellunt: intestina bella, domesticas seditiones ab inferis eliciunt, in dies magis ac magis omnium vires debilitant, vt omnium capitibus insultent omnes deuorent, vniuersos in seruitutem redigant; &c. Le quali cose vogliono dire sotto titolo di Sommo Pōtefice, nella pelle d'vn Pastore noi (purche ciechi non siamo) homai sentiamo vn lupo crudelissimo. I Pontefici Romani s'armano contra tutti i Christiani, & vanno con ogni arditezza & fraude seminando le guerre per tutto, facendole nascere l'vna dall'altra, & fatti troppo altieri, fanno vn miserabile stratio delle pouere pecorelle, amazzandole. scacciano la pace & la concord [...]a della terra, cauano dallo 'nferno le guerre intestine, & domestiche congiure; in somma con lo 'ndebolire le forze d'ognuno, aspirano sopra gli honori, & le vite d'ognuno, per diuorargli tutti, & ridurgli tutti in seruitu. Soggiugne appresso le seguenti parole. Pontifices Babilonis soli Regnum cupiunt. Credite experto. Non cessabunt donec Imperatore in ordinem redacto, Romani Imperij honore soluto, pastoribus veris expulsis per hunc morem omnia extinguant, omnia pedibus suis conculcent atque [Page 10]in templo Dei sedeant, extollantur (que) super id omne quod colitur. Qui seruus seruorum est, Dominus Dominorum perinde ac si Deus esset, esse cupit. Noua consilia sub pectore volutat, vt primum sibi constituat Imperium, leges commutat, suas sancit, contaminat, diripit, spoliat, fraudat, occidit, Perditus ille homo, quem Antichristum vocare solent; in cuius fronte contumeliae nomen scriptum est: Deus sum, errare non possum. In templo Dei sedet, longe late (que); dominatur. Soli (dice egli) vogliono i Pontefici di Babilonia regnare. Credete a chi per isperienza lo sa, che non cesseranno giamai, infino che abbassata, & posta giu la Maesta dello 'mperadore, & del sacro Imperio Romano, opprimendo i veri Pastori, non vengano a confondere, & a spegnere ogni ordine, & a calcare ogni cosa co piedi loro sì, che eglino si stieno a sedere nel tempio di Dio, & colà sieno inalzati sopra tutto quello, che si riuerisce, & adora. Chi è seruo de serui vuole esser Signore de Signori, come se fosse Iddio. Egli pensa & volge nell'animo suo nuoui consigli, accioche egli si constituisca vn proprio Imperio; muta le leggi, stabilisce le sue, guasta, corrompe, rapisce, spoglia, priua, defrauda, vccide quello Huomo di perditione, che sogliono chiamare Antichristo, [...] [Page] Dio. Cosi veramente auerra del caso di cotesta tua Babilonia Romanesca, come il Petrarca l'anteuide, & prima di lui Dante, conforme a quello, che la parola di Dio n'addita, conciosia cosa che non ne passera vn'iota di quella, che il tutto non sia adempiuto. Cadera, & senza dubbio cadera cotesta nuoua Babelle, &, che che sia, si cantera di se quel verace canto della caduta sua, con tanta fedelta registrato, & scolpito nel libro della Verita; la qual non bastò l'animo alla censura pōteficia di cancellare, come a capo di piu di ducento cinquant'anni (regnante il Papa fra Scarpone) seuerissimo inquisitore della heretica prauita, (come eglino noman la verita del Vangelo) ha presunto di poter fare, leuando questi sacri versi (del vostro Petrarca, degni veramente d'eterna memoria) di quel libro, anzi di quel tesoro, che l'Italia tutta cosi volontieri vede, & legge. Da cosi fatta maluagita puo ageuolmente ciascuno giudicare sotto qual fede passa la verita delle cose per le mani di cosi fatta Podesta papesca, la quale arditamente, licentiosamente, & senza ritegno verruno, corrōpe, & falsifica i libri, che consente di lasciare a noi mondani (come ella n'appella) vedere, accioche viuendo noi in vna oscurita [Page 12]perpetua, non veggiamo la luce manifestatrice delle sue sceleratezze; ne con minore risguardo procede ella nelle cose sacre, anzi quelle piu che le altre confonde, rouescia, & guasta. Et perche credi tu, o infelice Italia, ch'egli non permetta, che tu legga le cose appartenenti alla tua propia salute, se non in latino, cioè in lingua a te straniera? Et perche credi (o misera) che egli si sforzi d'imprimerti nel capo, che chi legge la sacra, santa, & eterna parola di Dio, compresa nel vecchio, & nuouo Testamento, diuenti heretico? certo non per niuno altro rispetto, se non perche leggendola tosto conosceresti quale egli si sia, & accioche non cerchi di sottrarti dal suo insoportabil giogo, come certamente faresti. Ma vo tu vedere quanto empiamente ti vieti cio; sappi che prima Moise comandò nella legge sua, che i sacerdoti parlassero (cioè predicassero) al popolo loro nella fauella da quello intesa; il che sempre fecero. Il somigliante comandò Christo a suoi discepoli. Paolo (eletto da Christo a spander fiume della sua verita) comanda che ciascun di noi ricerchi, & essamini la santa scrittura; ma perche ci comanda egli cio, se il ricercarla, & l'essaminarla ci fa diuentare heretici? certo
Il naturale, & viuo ritratto del Papa, & di tutta la corte ecclesiastica papesca, cauato dall'antichita, come si ritroua ne gli scritti di Dante, del Petrarca, & del Boccaccio, che sono i tre principali lumi della lingua vulgare Italiana.
Fu Fotino vn'Heretico di Tessaglia il qual credeua lo Spirito Santo non procederedal Padre, & esser di meno autorita il Figliuolo che il Padre non cra. In questa erronea opinione nō solamente entrò Anastasio IIII. Pontefice, ma la volle ancora publicamente disputare, & sostentare.
Peccato, cioè, Sodomia. Lerci, vuol dire, lordi, sporchi, & macchiati.
In questa Bolgia sono puniti i Simoniaci, cioè coloro che hanno comprato o venduto beneficij, & cose sacre; oue ritruoua Papa Nicolo III. tragli altri, che sono puniti in questo modo, che sono fitti col capo in giù in certe buchi di pietre, fuo ri delle quali hanno solamente le gambe, & hanno le suole de piedi onte, & accese di ardenti fiamme. Laonde i Papi sono successori, non di Simone Pietro, ma di Simone Mago.
Ritratto della Meretrice Romana, cauato da l'Apocalisse, secondo San Giouanni. Veni & ostendam tibi damnationem Meritricis magnae, quae sedet super aquas multas cum qua fornicati sunt Reges terrae, sedens &c. super bestiam haben tem cornua septem & cornua decem.
Idolatria de i Papi, & la lor Auaritia, quae est idolorum seruitus.
[Page 22] Seguita il poeta la commune opinione che Constātino Imperadore conuertito alla fede donasse alla chiesa il temporale: ma non si truoua in historia alcuna, che mai si facesse questa donatione. Et Lorenzo Valla ne ha fatto vn libro, per pruouar che ella è falsa.
Parole del Conte Guido da Forli, gran Capitano fatto poi Cordigliere Zoccolante, a cui il Papa dimandò consiglio per pigliar Preneste, terra fortissima de Colonnesi. Seguita dicēdo.
Vuol dire, che come Costantino Imperadore (secondo l'opinion del vulgo) chiese Siluestro che de la lepra il guarisse, cosi Bonifacio richiese lui, che lo sonasse della sua superba febre, cioè
Cioè, il Papa, che precede & dourebbe seruir di buono essempio a gli altri, non ha l'vnghie fesse, vuol dire, che non ha scienza, & non intende bene quel che far si dee.
Cioè, la greggia delle pecore, la qual vede il suo Pastore ferire, cioe tendere a quel bene, onde ella è ghiotta, cioè, occuparsi intorno ai beni temporali, & in accumular tesori & ricchezze, seguendo le sue pedate, si pasce di quello, & non dimanda piu altro.
Il mal gouerno de Papi, è cagion che il mondo è corrotto, cattino & maligno.
Chiama i due Soli l'Imperadore, e'l Papa, L'vno cioè, il Papa ha spento l'altro, confondendo il Temporale con lo Spirituale.
Confusion della Spada Imperiale, & del Pastorale.
Riguarda al frutto, se voi saper quai siano i Papi. A fructibus eorum cognoscetis eos.
Tirannia del Papa & del Papato, qual per vsurpar due reggimenti il Temporale & lo Spirituale, onde nel fango, & se brutta & la Soma, perche non potendo sostener tai pesi, conuien che caschi, & si macchi nelle lordure & bruttezze d'infamia & vergogna: in sommafa vna confusione delle cose, & vna Babilonia.
I figli di Leui furono priuati del Retaggio, cioè della heredita [...]
Vuol dire, che la Chiesa (figurata pel carro) arrichita ad vn tratto per la liberalità de gl'Imperadori. (il che egli chiama Piuma offerta & accettata forse cō buona intentione) ne fu coperta tutta come la terra, di viuace gramigna, cioè, la nuoua chiesa diuenne ricchissima de beni temporali, ma pouera & ignuda de gli spirituali.
Vuol dire, la santa chiesa cosi trasformata, & di pouera fatta ricca.
Puttana sciolta, vuol dire dissoluta & sfacciata, intesa pur per lo Papa, che riuolge in qua in là gli occhi lasciui per adescar gli amanti, che sono i Prencipi, per titarli alle sue voglie.
Per quel Gigante in tenda Philippo il bello Re di Francia, che all'hora era amico di Bonifacio VIII. ma hauēdolo scoperto per nimico, lo flagellò, facendolo prendere nella Magna, oue vinto dal dolore, finì i giorni suoi, come vn cane.
Questo luogo è veramente degno d'esser notato. Il commentatore sopra esso dice, come è tratto dal decimo settimo capo [...] [Page] [...] mana, che é l'Antichristo. Ma se pure d'vn'Arrigo duce, o Duca si dee ciò intendere, notiamo come hoggi ci sono due Arrici leuati in piede, i'vno è il Sereniss. Re di Nauarra, l'altro il Prencipe di Condè, per le mani de quali dobbiamo sperare che questa Prophetia si possa adempiere. Che cosi faccia Iddio. La Fuia, cioè la Puttana piena di Foia, che auampa tutta di lasciuia, & quella Puttana adultera è pigliata (come dice lo spositore) per lo Papa, & per la chiesa di Roma. Et quel Gigante, che con lei delinque. cioè, il re di Francia, ilquale, come il Landino ispone, fece con Clemente molte ignominiose conuegne, cioè conuen tioni, & patti scelerati, contra l'honore della Chiesa, & percio con lei puttaneggiaua, & peccaua, non è punto questo luogo dissimile dal prodotto di sopra dell'Apocalisse, quando dice, Vieni che ti mostrero il luogo della gran Meretrice, con la quale i Re della terra hanno puttaneggiati. &c.
Et forse che la mia narration buia. cio viene a dire, Perauentura che la mia oscura narratione ti persuade meno, chesi facessero i risposi di Themi, & di Sphinge, le quali dauano le loro risposte oscure, onde era necessario hauere un'agutissimo interprete. Themi fu Dea de Gentili, la quale in Parnaso monte [Page 22]daua risposta di cio, che se le domandaua, ma molta oscura. Sphinge fu vn Mostro, che staua in vn monte vicino alla citta di Thebe, & a chiunque passaua proponeua vn dubbio, che i Greci chiamano Enigma. Ma tosto (dice) verran le Naiede, che solueranno, dichiareranno questo Enigma. queste Naiede eran quelle, che poi interpretauano risposi di Themi. Senza danno di pecore, o di biada. cioè, senza hauere a cerrare la 'nterpretatione co sacrifici di bestie, o col dare a beccare a polli; come faceuano gli Aruspici, e i Pollarij de Romani. gli vni dalla dispositione del fegato, gli altri dal veder beccare la biada a polli, prediceuano le cose future. Neghera hora niuno, che per queste Naiede non si debba intendere Martin Luthero, Filippo Melātone, Erasmo Rotoredamo, Martin Bucero, Zuinglio, & tanti altri valenthuomini, che sono stati in questi vltimi tempi, li quali tutti hanno ottimamente dichiarata questa vera prophetia? Seguita dicendo, Tu nota. &c. cioè con diligenza attendi & insegna queste cose a viui. A viui del viuere, ch'è vn correre a la morte. Il vero viuere è de beati, quali viuouo senza pericolo di douer morire, come Noi, li quali non siamo veramente viui, conciosia cosa che la vita nostra sia vn brieue corso, che ci conduce alla morte.
DEL PARADISO.
[Page]& interditti ma lo da volontieri, & gratis a ognuno che lo dimanda.
Cioè San. Giouanni che elesse di viuere nel deserto, & che fu morto in premio del saltare della figlia d'Erode. Perche il Fiormo d'oro ha da vna banda il Giglio, & da l'altra S. Giouanni, & dice quello, cio è non San. Giouanni, ma il fiorino, esser tanto amato dal Papa, che eglinon conosceua piu ne Pietro, ne Paolo.
Biasima i Pastori & i Prelati di quei tempi, & dimostra quanto erano degenerati da i primi Pietro & Paolo poueri, mendici, & scalzi.
Habito & procedere de Cardinali a cauallo, & Soprale lor mule, come vanno per Roma.
Cocolle sono habiti di frati & Monaci, hora del tutto corrotti, & guasti. &c.
La corruttione d'ogni ordine di preti di frati, & d'ogni altro ecclesiastico nella chiesa.
Non per ammassar danari, ma per acquistar la celestiale vita, che è beata, & eterna.
Furono questi martirizzati per la predicatione del Vangelo.
A la destra i Guelphi, a la sinistra i Ghibellini, quei fauoriti, et questi perseguitati et oppressi. cioè, che le chiaui diuenissero segnacolo posso per insegna su le haste, et si spiegassero contra la gente battezzata.
Ne che Pietro fosse figura di sigillo, a Priuilegi venduti et de [Page 26]mendaci, perche i Breui, et le Bolle Papali si bollano con la figura di S. Pietro.
Qui veniunt ad vos in vestimentis ouium, intus autem sunt lupi rapaces. è pur cosa mostruosa, che i pastori diuentino lupi.
Inuehisce contra Giouanni 22. Caorsino, di Caorsa città, & contra Clemente V. di Guascogna.
Iddio che conseruó Roma per lo valore di Scipione soccorrerà la sua chiesa, per via di qualche egregio Heroe.
Non si pensa quanto sangue di Christo, de gli Apostoli & de [...] [Page]Comincia il parere di Francesco Petrarca intorno la persona del Papa, & della romana chiesa, il quale fu di lauro incoronato in Roma l'anno di salute 1539. & fu il predetto parere, lasciato sempre intiero infino sotto il pontificato di Pio V. con gran ragione cognominato Fra Scarpone, la censura del quale, non potendo sofferire questo verace parere, lo fece sottrarre alla verita, & cancellalro dal rimario del poeta tuo, o cieca Italia, pure hora rimesso in luce, & ristituito al Mondo cieco, che virtu non cura, con gratia & priuilegio. Et con questa interpretatione, anzi adempimento di questo suo Vaticinio.
Cauati dal testo del Petrarca stampato d'Aldo nel 1514.
Son. xcii.
Sonetto. CVI.
Sonetto. CVII.
Sonetto tertio.
Sonetto quarto.
Sonetto quinto.
[Page] di fantasime, &, per dirlo breuemente, la sentina di tutte le sceleratezze, & infamie: & quello Inferno de viui, tanto ben notato per bocca di Dauide, prima che fosse fondato & conosciuto.
Et altroue: Quid quid de Assyria vel Aegyptia Babylone, quid quid de quatuor labyrinthis, quid quid denique de Auerni limine, deque Tartareis syluis, sulfureisque paludibus legisti, huic Tartaro admodum fabula est. Hîc turrificus simul, & terrificus Nimrhot, hîc pharetrata Semiramis: hîc inexorabilis Ninos, hîc Rhadamā tus, hîc Cerberus vniuersa consumens, hîc tauro supposita Pasiphae, mixtumque genus, (quod Maro ait) Prolesque biformis Minotaurus inest Veneris monimē ta nephandae, hîc postremo, quidquid confusum, quidquid atrum, quidquid horribile vsquam est aut fingitur, aspicias; &c.
Quanto tu hai letto de l'Assiria, de la Babilonia d'Egitto, de i quattro laberinti, de l'entrata d'Auerno, delle tartaree Selue, & Solforee paludi, non è nulla, & è come vna fauola appresso di questo Inferno. Qui torrifico, & terribile Nembrot, qui la pharetrata Semiramis, qui l'inessorabile Ninoe, qui Rhadamante, qui Cerbero che consuma ogni cosa, qui la Pasifea congiunta al Tauro, quella generatione mista (che dice Virgilio) & razza biforme [Page 32]del Minotauro si ritroua, per testimonio & monumento d'una nefanda Venere; In somma, quanto è di confuso, quanto è di brutto, quanto è di monstruoso horribile al mondo, o quanto se ne finge, qui certo, che tu potresti vedere.
Il medesimo Petrarca ne l'Epistola 20. chiama la Corte del Papa, la Babilonia, & Meretrice Babilonica, che si siede sopra l'acque, & madre di tuttale idolatrie, & scortationi. &c. Cosi ne scriue in piu altri luoghi molte altre cose simili, & vie piggiori.
Comincia il parer di Giouanni Boccaccio da Certaldo, cauato da la seconda Nouella della prima Giornata del suo Decamerone. il quale io ti produco per lo terzo testimonio, accioche (come è scritto) nella boccadi due o di tre, spetialmente di tale autorita, & qualita, stia ferma ogni parola. E questa Nouella del Boccaecio (come molte altre, lequali apertamente talhora scherzando, talhor parlando da vero, toccano & scoprono gli abusi, le fraudi, & tristitie della Corte Romana) censurata anche ella da Pio V. Papa, detto Fra. Scarpone, & è leuata via &, come cancellata dal suo Decamerone, ma tuttauia ne riman la Verita viua & scolpita nella fronte de Papi, & in tutta la lor vita, che pur va sempre mai piggiorando, & di tal maniera che si troua haggidi nel colmo d'ogni sceleraggine, superbia, & tirannica arroganza, si che par bene
[Page] [...] uendo alla manifesta Simonia procureria posto nome, & alla golosità sostentationi, quasi Iddio (lasciamo stare il significato de vocaboli) ma la intentione de pessimi animi non conoscesse, & a gui sa de gli huomini a nomi delle cose si debba lasciare ingannare. Le quali insieme cō molte altre che da tacer sono, sommamente spiacendo al giudeo, si come a colui, che sobrio, & modesto huomo era, parendogli assai hauer veduto, propose di tornare a Parigi. & cosi fece. Alquale, come Giannotto seppe; che venuto sen'era; niuna cosa meno sperando, che del suo farsi christiano, domandó quello, che del santo padre & de cardinali & de gli altri cortigiani gli parea. Alquale il giudeo prestamente rispose. Parmene male, che Iddio dea a quā ti sono. Et dicoti cosi, che se io ben seppi considerare, quiui niuna santita, niuna diuotione, niuna buona opera, o exemplo di vita, o d'altro in alcuno che cherico fosse, veder mi parue, ma lussuria, auaritia, & golosità, & simili cose et piggiori (se piggiori esser possono in alcuno) mi vi parue in tāta gratia di tutti vedere, che io ho piu tosto quella per vna fucina di diaboliche operationi, che di diuine. Et per quello che io estimi con ogni sollecitudine, et con ogni ingegno, et con ogni arte mi [Page 34]pare, che il vostro pastore, et per conseguente tutti gli altri si procaccino di riducere a nulla, et di cacciare del mondo la christiana religione. La doue essi fondamento, et sostegno esser dourebber di quella. Et percio, che io veggio non quello aduenire, che essi procacciano, ma continuamente la vostra religione aumentarsi, et piu lucida, et piu chiara diuenire, meritamente mi par discerner lo spirito santo esser d'essa si come di vera, et di santa, piu che d'alcun'altra, fondamento et sostegno. Per la qual cosa doue io rigido, et duro staua a tuoi conforti, et non mi volea fur christiano, hora. &c.
Dipinge poi (il valente Boccaccio nella quarta nouella della predetta giornata) a viuo la vita de monaci, dicendo, Vn monaco caduto in peccato degno di grauissima punitione honestamēte rimprouerando alsuo Abate quella medesima colpa, si libera dalla pena. Nou. 4. Hora se vuoi cōsiderare bene (tu che leggi) quanto sia la maluagita del Papa, & de suoi inquinatori, volli dire inquisitori; considera, che non ostante che ciascuno mezzanamēte tinto di lettere sappia che la nouella non sia altro, che vna fauola, che habbia in se del verisimile; hanno non dimeno corratta questa nouella cosi ne testi, che hoggidi permettano vscire in luce, Vno scolare caduto in peccato
[Page] [...]quie, & superstitioni loro, con le quale abusano sceleratamente i semplici.
Nella terza nouella della settima giornata, quale sieno gli incantesimi de frati. La quale hanno in molte voci mutata.
Nella seconda dell'ottaua giornata, si puo vedere qual sia la castita, & auaritia de preti di villa.
Et vltimamente nella seconda nouella della nona giornata la dishonesta lussuria delle monache si ci vede, la quale hanno mutata d'vna Badessa in vna Donna, & in luogo d'una monaca, cimettono vna damigella, & in luogo d'vn Prete mettono, Il suo amante. O scelerati sete cosi ciechi, che vi facciate (a guisa del fagiano, che quando ha coperto il capo, si crede di essere d'ognun nascosto, & sicuro) a credere, che, per hauer voi leuate, mutate, & cancellate alcune parole, la verita non si sapra? ma non sapete voi che quando a gli huomini sara turata la bocca, che le parete parleranno? Non è assai, o fornicatori, a dire, Si non chastè, tamen cautè, perche ogni segretissima cosa il tempo, & la verita manifesta. Ho, sopra questo particolare, a dimostrare alle nostre Damigelle Francese, quanto obligo debbano hauere a quegli Inquisitori. Egli è cosa sicura, che questa voce Damigella, o Damigelle, non è tua (o Italia) ma della mia cieca Frācia, pero i giusti, et diritti Inquisitori, con la coscienza, assai piu larga delle loro [Page 36]ampie maniche, lieuano la castita dalle nostre Damigelle, per coprire la vituperosa lasciuia delle loro monache, anzi puttane; la quale senza rossore alcuno attribuiscono alle nostre Damigelle. Ma guai guai a voi Hipocriti, che chiamate il bene male, e'l male bene, il bianco nero, e'l nero bianco, il casto lasciuo, e'l lasciuo casto. Ma è tempo di por fine a questo proposito, il quale faccia Iddio che ti sia d'alcuno giouamento.
Non ti dissi io di sopra (caro Lettore) che questo gentile autore era arriuato infino al monte Parnaso? ma se porrai ben mēte a seguenti sonetti, trouerai anchora, che sopra vi sali egli felicemente, et come beuué assai ben di quel dolce liquore, onde vn po po piu che ne'beueua, s'vbriacaua, & vbriacato, l'hauerebbe impattata a ser Virgilio, & al Petrarca ancora, hor va! Ma leggili, & quando a te ti dara l'animo di farne altrettanti nella sua lingua, allhor mi parli.
Sonetto tertio.
Sonetto quarto.
Sonetto Settimo.
Sonetto octauo.
Sonetto vndecimo.
Sonetto Duodecimo.
Sonetto decimo quinto.
Sonetto decimo sesto.
Sonetto decimo nono.
Sonetto XX.
Sonetto XXIII.
Sonetto XXIIII.
Sonetto XXVII.
Sonetto XXVIII.
Sonetto XXXI.
Sonetto XXXII.
Sonetto XXXV.
Sonetto XXXVI.
Sonetto XXXIX.
Sonetto XL.
Sonetto XLIII.
Sonetto XLIIII.
Sonetto XLVII.
Sonetto XLVIII.
Sonetto LI.
REGISTRO.
A B C D E G H I K L M N
O P Q.
Tutti son quatterni.